Il mio viaggio era quindi iniziato: taxi direzione Guido Reni in una calda estate romana.
Ovviamente ero prontissima (più o meno!) Diciamo che avevo con me tutto l’occorrente per poter accedere alle sfilate.
- badge con tanto di foto tessera da esibire obbligatoriamente “in tutti i luoghi e in tutti i laghi” e nella quale, logicamente, sembravo una spacciatrice di eroina alle prese con una grave dipendenza da alcool (che poi, una ci mette ore a farsi bella per reggere il confronto con le modelle e al primo stuart che passa gli tocca esibire sto benedetto pass, cose che a momenti pure l’autostima di Adriana Lima ne avrebbe risentito, ne sono certa );
- caricabatterie di riserva rigorosamente made in china, con la stessa durata di vita di un gatto in tangenziale durante il rientro dai luoghi di villeggiatura ad agosto. Nel momento in cui ti rendi conto che la batteria del tuo telefono non reggerà tutto il giorno, dopo il millesimo scatto e video da condivide su tutti i canali social (sia mai che Zuckerberg si perda qualche dettaglio), decidi di affidarti all’opzione risparmio energetico. Modalità aereo, senza luce, senza volume e pure senza respirare; perchè sì è figo essere blogger ma se non hai una presa dove ricaricare lo smartphone, lo é un pò meno.
- bottiglietta d’acqua, che ovviamente dovrai buttare dopo il secondo sorso perchè non sai dove mettere. Motivo? Ti sei vestita figa con tanto di tacco 12 e con borsetta abbinata, rigorosamente misura barbie. Sì, quelle che non solo costano tre volte quelle grandi per una ragione a noi comune mortali totalmente ignota, ma che sono pure inutili, perchè per riuscire ad infilare rossetto e carta di credito devi diventare campionessa mondiale di tetris. Ovviamente noi donne siamo capaci di grandi sacrifici per essere belle e quindi, senza troppi pensieri, molli l’acqua nel primo cestino: perchè va bene morire di sete, ma rovinare l’outfit anche no.
Il resto, però ve lo racconto alla prossima puntata…;)